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Una Silicon Valley a Treviso

testo di Enrico Marrofoto di Simona Ghizzoni

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L'ambizione è quella di una minuscola Silicon Valley veneta. Silos e cascine incastonati tra l'acqua color piombo del fiume Sile e la tavolozza di spazi e colori della pianura trevigia-na, con decine di giovani nerd che lavorano a start up dai nomi fantascientifici: Shado, Log607, H-Care, Thounds. L'incubatore di imprese hi-tech H-Farm è soprattutto questo: un inedi-to impasto di laborioso passato contadino e visionario futuro digitale che aspira ad aggregare, attorno alle zolle di terra e alle cascine di Ca' Tron, un piccolo parco tecnologico made in Italy. Non è un caso che sulle brochure campeggi lo slogan Big shoes and beautiful mind: scarpe grosse e cervello fino, ora come allora.
Fondato quattro anni fa da Riccardo Donadon, uno dei pionieri dell'It italiano, assieme a Maurizio Rossi (figlio del Luigino di Rossimoda), H-Farm è una fabbrica di idee, un "venture incubator" con ramificazioni a Seattle, Mumbai e Londra, che gioca le sue carte su uno scacchiere globale. I numeri sono ancora piccoli (otto milioni di fatturato nel 2008, circa 160 di-pendenti, 16 aziende incubate) ma gli orizzonti ampi. «È semplice - spiega Donadon, 42 anni - cerchiamo idee, le valorizziamo facendole crescere e le rivendiamo». Il ciclo di incuba-zione è di tre anni. Dopo i quali l'azienda viene ceduta a un partner industriale o finanziario per completare il percorso di crescita. Con un'indicazione di massima: la sede della società dopo la vendita deve restare a Ca' Tron.
Per ora la fattoria di Donadon non ha sbagliato un colpo. H-Care, società nata nel 2005 per produrre avatar, ossia gli assistenti virtuali usati dai grandi portali aziendali per "parlare" ai clienti, è stata acquisita nel 2008 dal Gruppo Comdata per poi passare a Pat. H-Art, che fornisce strategie di e-business e design di interfacce nel settore dei media interattivi, è stata acquistata all'inizio di quest'anno dal gigante mondiale della comunicazione Wpp.
Anche Rcs ha pescato dal mazzo del Farm. A Tomas Barazza, 41 anni, ex consulente di Arthur Andersen e Benetton, brillano gli occhi quando parla di Log607, la sua start up di gui-de turistiche non convenzionali appena venduta a Marsilio (gruppo Rcs), dopo aver ricevuto il Premio per l'innovazione nei servizi turistici dalle mani del presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano. Le sue guide - la collana si chiama Whaiwhai, cioè "cercare" in antico maori - sono una vera e propria caccia al tesoro, organizzata con il proprio telefonino e un quaderno di gioco redatto ad hoc da uno scrittore. Il turista-lettore scopre le città immergendosi in un'avventura, ricca di indizi e sorprese, teleguidata dal cellulare. I luoghi simbolo di Venezia, per dire, verranno visitati alla ricerca del Ruyi, il mitico scettro imperiale cinese portato da Marco Polo nella città dei Dogi.
Nella ragnatela di coraggio e intelligenza delle start up esiste un denominatore comune: disintermediare i processi tradizionali attraverso il pubblico attivo. Zooppa, l'esempio più calzante, scavalca le agenzie pubblicitarie permettendo alle aziende di avere campagne "user generated" di qualità (selezionate dai 50mila utenti della community) e a costi stracciati, intorno ai 35-40mila euro. I grandi brand non hanno disdegnato: tra i clienti ci sono Fiat, Enel, Telecom, Citroën, Bmw, Nike, persino Google per il browser Chrome.
Il vero azzardo di Donadon è tentare questo percorso di innovazione non da Palo Alto ma dall'Italia, il paese del digital divide con l'Europa, tra l'altro in debito d'ossigeno quanto a finanziamenti. Il paragone con gli Stati Uniti è impietoso: nel 2008, da loro sono stati investiti quasi 11 miliardi di dollari in 1.482 start up internet, stando alla National Venture Capital As-sociation. Da noi, secondo l'Aifi, le aziende hi-tech finanziate sono state appena 58.
In patria trovare soldi per le start up digitali è un dramma. «Zooppa ha vinto diversi premi (ultimo il Pact 2009, assegnato proprio nella Silicon Valley, ndr) senza ottenere nemmeno un centesimo di finanziamento in Italia», spiega Donadon, che ha deciso di spostare la sua piattaforma di social advertising negli Stati Uniti. Oltreoceano si prepara un lancio in grande stile: Zooppa.com ha acquisito un ceo di prim'ordine, Will Merritt, già dirigente di Time Warner e senior vice president di Corbis. E la "YouTube della pubblicità" sta conquistando anche l'India, dove H-Farm ha creato Brandpotion, una versione modificata di Zooppa. A richiederla - tenendosi bene stretta l'opzione di acquisto - è stato Times Group, il colosso dell'editoria indiana che possiede tra l'altro cinque quotidiani per complessive 4,3 milioni di copie al giorno e 31 periodici, ma che inizia a mettere il naso anche nel futuro.
I contadini digitali, insomma, da tempo hanno capito che si può anche partire da Treviso, ma poi bisogna guardare all'estero. «I nostri tre epicenter - spiega il fondatore di H-Farm - idealmente rappresentano una specie di catena di montaggio: il quartier generale di Ca' Tron è capace di generare start up promettenti grazie alla creatività italiana; Mumbai si affaccia sul gigantesco mercato indiano, dove si trovano ottimi sviluppatori; gli Stati Uniti rappresentano il miglior marketplace mondiale dove piazzare le start up più innovative».
C'è un po' di tutto, tra le cascine di Ca' Tron. Una web tv che progetta canali e format, un portale fatto di videocurricula, una piattaforma per inventare grafiche da maglietta. La crea-tura che sta per nascere, però, è così promettente da essere già destinata agli States: è il social network musicale Thounds, una specie di Facebook delle sette note che permette di registrare basi in modo estemporaneo, componendo musica assieme ad altri navigatori connessi a migliaia di chilometri di distanza. Gigi inserisce una base di chitarra da Treviso, Aiko aggiunge il canto da Osaka, Bruce la batteria da New Orleans, Nadia le tastiere da Kiev: ne esce un brainstorming musicale su cui tutto si potrà dire, ma non che non sia global.
  CONTINUA ...»

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